L’HBsAg e’ l’indicatore piu’ importante dell’infezione da virus dell’epatite B (HBV). La reattivita’ antigenica dell’HBsAg e’ legata al rivestimento esterno del virus. Il virus B misura 42 nm di diametro (particella di Dane), e contiene, all’interno (“core”) il nucleocapside virale (HBcAg) e l’acido nucleico (HBV-DNA). L’HBsAg presenta eterogenicita’ antigenica. L’HBsAg puo’ essere rilevato nel siero di pazienti affetti da epatite B da 6 a 16 settimane dal contagio. La comparsa di HBsAg puo’ precedere di 1-7 settimane l’aumento di GOT e GPT, della bilirubina e la manifestazione dei sintomi clinici. Esiste comunque un “periodo finestra” che corrisponde al periodo in cui l’HbsAg si negativizza (4-8 settimane dopo la comparsa dei sintomi) ed il paziente non ha ancora sviluppato gli anticorpi. In questo periodo e’ in genere positivo l’anticorpo anti-core (antiHbcAg). In alcuni casi l’HBsAg pur essendo presente, ma a bassi livelli, puo’ non essere determinabile alla comparsa dei sintomi. In questi casi e’ consigliabile l’esecuzione della ricerca del genoma virale (HBV-DNA) con tecniche di biologia molecolare. La persistenza dell’HBsAg (e di HbeAg) per piu’ di 6 mesi, senza siero conversione, puo’ indicare l’evoluzione della malattia verso una forma cronica e puo’ essere associata con epatopatia cronica ed identificando il “portatore cronico”.